Mommy

Mommy racconta di un rapporto complesso tra una madre (Diane) e suo figlio (Steve), in cui si insinua un disturbo psichico di Steve, che viene affrontato dalla donna con la speranza irrealistica che l’amore possa bastare per tornare a star bene.

Il film viene ambientato il Canada, in un futuro a breve termine (solo un anno dopo) con la premessa che in quel periodo entrerà in vigore una legge controversa che consente ai parenti di minori difficili, in caso di emergenza, di effettuare un ricovero coatto presso un istituto psichiatrico, saltando la procedura legale.

In apertura, vediamo Diane che va a riprendere il figlio dall’istituto in cui ha passato gli ultimi anni della sua vita e dal quale è stato cacciato dopo aver causato un incendio con conseguenti gravi ustioni ad alcuni suoi coetanei. Steve è un quattordicenne turbolento con un trascorso di condotte violente, affetto da ADHD (disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività) e comportamento oppositivo provocatorio. Steve tornerà dunque a casa dalla madre che si è da poco trasferita ed ha anche perso il lavoro. Diane è però determinata a riportarlo a casa con sé, provare a ricostruire il rapporto e ricostituire una qualche forma di normalità familiare. Anche se fin da subito capiamo che il mantenimento dell’equilibrio sarà un’impresa assai ardua, si anima nello spettatore la speranza che questa volta sia diverso e che la diade madre figlio riuscirà a costruirsi un futuro migliore.

Il legame tra Diane e Steve è caratterizzato da una forza ambivalente, lasciando la sensazione di un rapporto madre-figlio tanto profondo quanto letale. Un legame primordiale inscindibile, segnato dalla violenza e dal caos emotivo che verrà (per una breve e catartica fase) temperato dalla presenza di una terza figura, ovvero quella della balbuziente vicina di casa Kyle, anche lei (come Diane e Steve) in fuga da qualcosa. Sarà infatti proprio la sua quiete esteriore, contrapposta all'inferno relazionale di Diane e Steve, a catalizzare quel rapporto e a farne emergere in tutta la sua irruenza il profilo di un amore (e di un legame di sangue) bellissimo e disperato.

Diane affida quindi suo figlio ad un’altra donna che riesca a fare con lui ciò che non riesce a lei di fare. Attraverso questo rapporto con una nuova figura femminile Steve acquista quella libertà che fino a quel momento l’affetto materno gli aveva inconsapevolmente negato. Ad un certo momento, Kyla deve trasferirsi a Toronto per questioni di lavoro del marito. A questo punto il film assume dei connotati drammatici che lasciamo allo spettatore scoprire.

Il rapporto che Dolan descrive è un amore madre-figlio, un rapporto impossibile sia da vivere sia da non vivere. Ed è attorno a questa dannazione esistenziale ed emotiva che Mommy si trascina appresso una carica ribelle e vitale. Steve è il meno gestibile dei figli possibili, malato e bisognoso d'affetto è capace di distruggere tutto quel che gli è intorno e sua madre forse è il soggetto meno indicato per curarlo, prendere una parte questa volta è impossibile, perchè ci vorrebbe la migliore delle famiglie per Steve, invece si ritrova una donna incapace a gestire anche sè stessa. Da qui Mommy parte verso i lidi meno prevedibili, perchè nella violenza che caratterizza il loro rapporto lentamente emerge una delle forme d'amore più genuine che si possano immaginare, comunicato senza nessuna sottigliezza, solo urlando e passando per clamorose scenate.

Con questo Film Xavier Dolan ci porta a toccare con mano l’intensità di un legame madre figlio, ci fa assaporare la speranza, il coraggio, il desiderio di riscatto, la resilenza e allo stesso tempo l’imprevedibilità, il rischio, la paura, la solitudine, la rassegnazione, la disperazione. Riempie e strazia il cuore.

 Al Festival di Cannes 2014 a Mommy è stato assegnato il Premio della Giuria mentre il regista ha avuto la nomination Palma d’oro. Il film ha trionfato ai Canadian Screen Awards 2015 vincendo, tra gli altri premi, anche quelli come Miglior Film e Miglior Regia.

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